Dal mezzo fondo, all’ultra trail, passando per…le statistiche: l’azzurro Enrico Vedilei ripercorre con noi la sua carriera di trail runner

La prima gara è stata nel 1976, a  soli 12 anni e su un percorso di ben 21 km. Ne è passato di tempo ( e di distanze chilometriche) da quel giorno. Oggi, dopo diverse discipline da corridore, alcune esperienze in Nazionale Italiana ed una medaglia d’oro ai campionati mondiali sui 100 km, Enrico Vedilei si racconta a Trailrunworld.

Domanda - Come ti sei tenuto in forma in questi mesi di quarantena obbligata?

Risposta - Dopo 44 anni di attività sportiva con solo un paio di grossi infortuni e dopo quasi 500 gare fra maratone e ultramaratone, sinceramente questo periodo mi è servito per recuperare un pò di energie. Quindi faccio esercizi fisici per rinforzare quei gruppi muscolari poco utilizzati durante con la corsa; Cammino in casa e solo la domenica mattina "evado" e dopo 200mt da casa, mi immetto dentro dei filari di peri dove corro per almeno un'oretta. Non riesco e non voglio esagerare e quindi dopo ogni 15 minuti, ne cammino 2, cosi fino alla fine

D - Guardando indietro nel tempo, come riassumi la stagione 2019?

R - Da anni non sono più "agonista", nel senso che non mi impegno più come una volta e quindi non posso pretendere di ottenere risultati importanti, senza un adeguato allenamento. Questo ha fatto spostare i miei obiettivi, ora godo più del contorno delle manifestazioni. Detto ciò, la mia stagione 2019 è andata bene, non posso lamentarmi. Anzi, ho corso bene (nel limite del possibile) la 100km del Passatore, concluso 3 maratone sotto le 3h35', Partecipato a un'ultra trail in Sardegna, e insieme a tutta la mia famiglia ne abbiamo approfittato per visitare una parte della Sardegna che non conoscevamo.

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D - Nel 2020, tanti eventi cancellati: quali di questi ti è dispiaciuto di più non poter prendere parte?

R - Non ancora riuscivo a fare un programma gare, anche perchè come spiegato nella prima, ora cerco di godermi altri aspetti delle manifestazioni e quindi la gara che sicuramente mi manca è la 100km del Passatore in quanto da 44 anni, prima con mio suocero Vittorio, e poi con mia moglie Maria Luisa e mio cognato Ivano, più io, non abbiamo mai mancato di portare un atleta all'arrivo.

D - Abbiamo ospitato recentemente un articolo davvero interessante riguardo alcune statistiche sui trail runner (N.d.r.: per chi volesse leggere l’articolo, si trova nel blog di Trailrunworld, esattamente qui): come ti è venuta l'idea?

R - Penso che l'amore per i numeri me li abbiamo trasmesso i miei genitori in quanto già da ragazzino avevo la tendenza a contare e catalogare tutto quello che facevo. Questa caratteristica mi ha aiutato anche con il lavoro, perchè riesco a catalogare e immagazzinare tutto quello con cui ho a che fare. Nella mia prima società sportiva mi chiamavano "Guinness dei primati" semplicemente perchè mi ero preso la briga di aggiornare tutti i record di società e di tutte le categorie. Quindi nel 2007 quando avevo scelto di lavorare nel mondo sportivo, ho unito la passione al lavoro e ho cominciato a raccogliere dati riguardanti il mondo dell'ultramaratona e ultratrail in Italia. Dopo un pò di tempo ho "sfruttato" tutti quei dati che avevo raccolto e mi sono divertito con delle statistiche. Con il passare del tempo mi sono accorto che nessuno aveva mai raccolto tutti questi dati ed evidentemente anche fuori dall'Italia in quanto lo scorso anno i miei dati sono stati pubblicati su una rivista specializzata Tedesca. Una bella soddisfazione. Tutti questi dati sono stati racchiusi in una raccolta che sto pubblicando in questi giorni e da titolo "Oltre l'arrivo, 20 anni di gare Ultra in Italia, raccolta dati e analisi" 192 pagine con tutti i risultati di gare italiane e italiani all'estero, più tante altre piccoli analisi.

D - Allenamenti e preparazione pre-gara: quali sono secondo te le cose fondamentali per un runner da rispettare? E quali comportamenti da evitare assolutamente?

R - Chi mi conosce sà che non mi considero un Tecnico o come va di moda ora essere chiamati "coach". Non sò se è uno sbaglio o meno, ma preferisco instaurare un rapporto di fiducia con gli atleti che seguo, cerco di diventare un fratello e per alcuni un padre. Cerco di capire le esigenze e gli stili di vita di ognuno, in modo da pianificare insieme una gara/obiettivo (perchè pianificare è importantissimo) senza stravolgere la vita d ognuno di essi. Detto ciò, qualche piccolo sacrificio bisogna farlo e alcuni lavori specifici, in base alla tipologia di gara che si dovrà affrontare, bisogna farli, non si scappa. In questo sport non ti regala niente nessuno. Man mano che si avvicina l'appuntamento, cerco di capire le carenze e trovare dei metodi di allenamento per poterli migliorare. Non ho la bacchetta magica e quindi posso sbagliarmi, ma dalla mia ho la fortuna di aver trovato degli atleti "speciali" con cui ho instaurato un buon rapporto e condividere anche le mie esperienza passate. Aiuta molto.

D-  Quale sarà la prima cosa (a livello trail running) che farai non appena si tornerà alla normalità?  

R - La prima cosa che mi viene in mente e nell'immediato, è quello di andare a correre in collina (abitando in Romagna e già una grande cosa), poi vediamo come si evolverà questa situazione Corona Virus e sicuramente pianificheremo qualche bella gara trail a cui partecipare.

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