Niente gare trail? E allora faccio un record!

“Era una cosa che sognavo da tanto, e da almeno 3 anni mi sto preparando a questo evento. Ogni volta che volevo provare c’era un problema: atmosferico, troppo caldo, troppo freddo, ecc. Poi la settimana precedente, ho visto che le condizioni meteo sembravano buone. Allora ho pensato, visto che quest’anno siamo tutti fermi con le gare, perché non tentare?”

Franco Collé , giovane ingegnere italiano il 23 giugno scorso ha stabilito il nuovo record di salita e discesa dal Monte Rosa partendo dal centro di Gressoney la Trinité. Per lui un crono di 4h30’45”. Battuto il precedente record ( 14’15” in meno) fatto registrare da Bruno Brunod nel 1997.

Franco Collé racconta così la giornata.

 “E’ stata una cosa studiata da almeno 3 anni. L’impresa però è stata quasi decisa all’improvviso. L’altra sera, mia moglie mi fa: senti io stanotte verso le 3 vado su a vedere le condizioni di neve e ghiaccio. Se è tutto ok, ti chiamo” Io nel frattempo mi sono alzato, ho fatto la mia colazione in attesa di notizie. Verso le 4 di mattina mia moglie mi chiama e mi dice: Franco vai, parti che le condizioni sono buone”: E così con un preavviso di poche ore mi preparo e vado! Raggiungo la piazzetta di Gressoney, lì arrivano mia moglie e mio suocero e organizziamo tutto: tempi, elicottero per portarli in quota e fare filmati, start ufficiale, ecc. Insomma è stata quasi improvvisata, ma forse proprio in questo caso le cose riescono bene (ride, n.d.r.) Dopo tre anni in cui ogni volta che ero pronto c’era sempre stato qualche problema, questa volta in poche ore mi sono trovato a lavorare al pc la sera, e poche ore dopo a correre per questo record: una giornata che rimarrà nella mia memoria per sempre!”

trailrunworld.com

Domanda - Ma come ci  si prepara ad un evento del genere?

Risposta  – Diciamo che sono sempre preparato, faccio gare tutto l’anno o sugli sci o a correre. L’allenamento c’è ed è costante, è un lavoro che da dodici anni è continuo e programmato. Altrimenti non si riescono a fare imprese del genere. L’unica incognita era la mia condizione reale fisica, visto che con il lockdown non ho avuto modo di misurarmi nelle gare. Ci vuole anche esperienza: sul ghiacciaio bisogna sapersi muovere, non ci si improvvisa da un giorno all’altro e questo è il messaggio che voglio lanciare. Queste imprese non sono da emulare per un neofita! E’ stato un momento particolare e fortunato anche per le condizioni meteo e del ghiaccio. Forse se avessi aspettato ancora qualche settimana, il caldo avrebbe provocato situazioni pericolose da non poter effettuare il record.

D- Questo è un anno particolare: quali erano i tuoi programmi e quali saranno ora in questa nuova situazione?

R – Quest’anno l’idea era di fare la “doppietta” con l’ultra trail Mont Blanc e il Tor de Géants, perché io sono un corridore di ultra distanze. E poi la Monte Rosa Sky Marathon, che avevo già vinto due anni fa. Quest’anno devo dire che, per come sono le situazioni sono già contento di stare a correre per sentieri, in libertà. Quei mesi di lockdown sono stati veramente duri, e sono contento così, anche perché con questo record ho centrato un obiettivo molto importante. Adesso vedrò cosa accade in Svizzera perché loro sono un po’ avanti rispetto a noi su queste cose. Credo che andrò anche all’estero, stamane ho ricevuto un invito per la Costarica e sono contento. Adesso intanto voglio godermi questo record e poi subito di nuovo al lavoro. Io sono un ingegnere e ho molto da fare!

D – Ecco, come riesci con i tempi a coniugare lavoro ed allenamento?

R – Quello che mi spinge a fare tutto questo è innanzitutto la passione e non solo per lo sport ma anche per il mio lavoro. Io sono ingegnere civile idraulico e mi occupo di dighe: misure di sicurezza negli invasi artificiali. Tante volte sono stato tentato di fare il passaggio da atleta professionista, ma il mio lavoro mi piace così tanto che non voglio staccarmi. Sicuramente non è facile conciliare bene le due cose. Io di solito lavoro tutto il giorno e poi nel tardo pomeriggio stacco e passo ad allenarmi. Zainetto, frontalino e barretta energetica e parto senza sapere l’ora precisa di ritorno. Tutto questo è quello che mi da la spinta e la motivazione per fare tutto.

D – Qual è la tua routine di giornata lavoro/allenamento?

R – Mi alzo presto e comincio subito a lavorare, perché sono fresco e rendo di più. Piccola pausa pranzo, una mezz’oretta circa,  e poi lavoro ancora fino alle 4-5. Poi mi preparo per un allenamento, che di solito in settimana è molto corto, un’oretta circa. Qualche volta esagero un po’ e torno a notte fonda perché magari mi prende così, ma in genere durante la settimana i tempi di allenamento sono brevi. Il fine settimana invece, se non ci sono gare faccio allenamento e percorsi molto più lunghi, anche di diverse ore. Questo mi permette di allenare il corpo a questo tipo di fatica. Credo che questo ritmo soprattutto di riposo infrasettimanale sia la cosa migliore. Non credo che allenarsi tanto e tutti i giorni sia molto utile, ritengo che alternare le lunghe uscite ad un giusto riposo sia fondamentale in questo tipo di sport.

D – Sei seguito da un nutrizionista o fai da solo?

R – Ci hanno provato in tanti a raddrizzarmi (ride, n.d.r.). Alla fine vado abbastanza a “sentimento” e seguo quello che è la mia voglia. Mi alleno solo quando ho voglia di farlo, perché vuol dire che stai bene e lo vuoi fare. Quando non ne hai voglia forse è il tuo corpo a dirti che hai bisogno di risposo. Ammetto che se fossi seguito da qualcuno forse avrei un rendimento diverso. Allo stesso tempo se fossi obbligato a seguire tabelle e percorsi forse mi passerebbe la voglia e la motivazione…non so se mi divertirei come faccio adesso.

D – Quale è il tuo rapporto con la tecnologia? Essendo un ingegnere ci si aspetterebbe un utilizzo molto intenso…

R – Ecco, appunto! Essendo ingegnere sono molto meticoloso e preparo tutto nei minimi dettagli. In questa avventura in particolare del record, ammetto che abbiamo anche un po’ “improvvisato”, ma in  genere mi piace programmare tutto prima dell’evento. Credimi, sono uno che si mette a calcolare ogni singola cosa: il dislivello, dove fermarmi per mangiare, dove spingere di più. Anzi, ti dico che forse mi diverto di più nella fase di programmazione dell’evento che non nell’esecuzione. Sono schemi mentali che mi faccio io e che mi piacciono e aiutano a prepararmi bene. In questi casi mi viene incontro il mio orologio multifunzione, ma anche le tracce gps o gpx per valutare bene le esperienze degli altri e utilizzare poi le informazioni per me. Tutto ciò che viene pianificato giorni e giorni prima mi entusiasma. Studio al millesimo lo zaino, lo peso, ci  metto accessori, tolgo cose, ri-controllo il peso. Anche i miei sponsor sanno che sono un po’ “perfettino”, tipo se ricevo uno zaino già sanno che poi mi metto lì a cercare di modificarlo a mio piacimento…

D – Come vedi la situazione delle gare nei prossimi mesi? Le restrizioni ed i nuovi protocolli come ti sembrano?

R – Intanto spero che le gare riprendano tutte al più presto. Lo so che ci sono molte restrizioni, ma se pensiamo a quanti passi in avanti sono stati fatti dal lockdown ad oggi, credo di poter essere ottimista e pensare ad un ritorno alla normalità in pochi mesi. All’estero, in Svizzera ad esempio si sta già un passo avanti…

D – Cosa pensi della moltiplicazione delle gare in Italia? Uno strumento buono per la valorizzazione del territorio o un aumento dovuto all’incremento di atleti ed amatori dei questa disciplina?

R – Io credo più alla seconda ipotesi. Tantissimi atleti li ho visti che si sono avvicinati a questa disciplina. Anche nei parchi, Torino o Milano si vede molta più gente correre. Nel lockdown tutti volevano correre, ma anche negli ultimi mesi ho visto molte più persone correre solo per il piacere di farlo, ed è un bene. Noi siamo fatti per camminare e muoverci con le nostre gambe, e non in macchina o in ascensore.

D – Cosa consiglieresti a chi volesse iniziare da zero?

R – La cosa che consiglio io sempre a tutti è la gradualità. Vedo troppe persone che partono in quarta, in gare sempre più lunghe. Magari la gente si fa prendere la mano, partecipa a gare con lunghezze maggiori delle proprie capacità, ma poi si infortuna, o peggio rischia di perdere la motivazione. Questo si nota anche dalla lunghezza media delle gare: quando ero all’inizio, una gara di 50 km era un evento. Oggi fare 50 km sembra che sia alla portata di chiunque invece non è proprio così.  Gradualità è per me la vera parola d’ordine.

Condividi articolo