Una vita da trail runner: Intervista con Marco Olmo

Chi pratica questo sport, non può non conoscerlo o non averlo mai sentito nominare: abbiamo parlato via telefono con Marco Olmi, ormai vero punto di riferimento per il trail running in Italia.

Domanda – Marco, come hai vissuto come atleta questo periodo particolare?

Risposta – Come atleta non so, perché ormai sono agli sgoccioli (ride, n.d.r.)…io ormai faccio solo presenze come testimonial. L’ho vissuta in modo particolare perchè poi tutto degenera, diventa una sorta di  “tutti contro tutti”. La gente arriva a pensare che uno che corra sia malato, mentre chi corre è in salute! Io sto bene e vado a correre, gli altri se vogliono mettersi la mascherina quando mi incontrano sono fatti loro! Mi sembra un po’ tutto assurdo

D – Cosa hai fatto in questi giorni?

R – Ho fatto un po’ di cyclette, portato a spasso il cane in un campo sportivo qui vicino. Chi deve prepararsi forse è meglio che pensi ad una sorta di “anno sabbatico” per tutti. Ho visto le bozze di sicurezza per le gare e mi hanno lasciato a dir poco perplesso. Se proprio non sei un professionista, io se dovessi scegliere ora, penserei: “ma con queste restrizioni io dovrei muovermi a fare questo tipo di gare? Ma non esiste!” Il problema grosso è che ora si è fermato  completamente anche tutto il business attorno alle gare, e non solo nel nostro settore..

trailrunworld.com

D- Vieni spesso invitato a molti eventi  e gare… a quali di questi ti è dispiaciuto di più rinunciare?

R – Mi è dispiaciuto non poter onorare gli inviti in genere, perché gli eventi sono stati annullati. Io non vivo di questo, ma molte organizzatori hanno anche investito denaro e risorse, e ora sono in difficoltà. Gente che ci lavora da almeno un anno…alcune gare vengono rimandate in autunno ma non puoi mettere in calendario una gara dove non sai cosa accade domani…è come se uno pensasse ora di andare in America, come si fa ad essere sicuri di cosa fare? Al mio tempo le gare anche se venivano annullate non c’erano molte perdite, un nastro o un segno di gesso per terra per il traguardo finale, qualche segnale del percorso e via..oggi le gare costano, le forniture, i “pacchi gara”, le medaglie…se saltano  gare come New York o Milano…sono tantissimi soldi che vengono investiti e quest’anno sono persi. Alla fine lo sport è forse minoritario come problema, le preoccupazioni ora sono per la salute delle persone, sul contenimento del virus…..

D – Tantissime gare oggi come oggi nascono con l’intento di promuovere il turismo sul territorio: cosa ne pensi?

R – Secondo me le gare portano solo bene al territorio, sono state pulite molte zone, sentieri…ricordo alcuni percorsi e zone piene di erbacce e parti totalmente non curate. Ora si sono riscoperti molti sentieri e paesaggi…..magari uno vive in città e anziché farsi una mezza maratona sull’asfalto va in questi posti immersi nel verde e stare bene.

D – Pensi che il numero delle gare sia troppo alto ultimamente?

R – Gare effettivamente molte, ma sono aumentati anche i partecipanti, più o meno quindi ci si bilancia. Certo, bisogna dire che molte gare vengono organizzate anche alla buona, ma bisogna pensare anche che uno non è che ci campa con una garetta da 100-200 persone, nella vita ci sono un sacco di altre cose importanti….

D – A parte gli inviti ti è capitato di essere un po’ “tirato per la giacchetta” per accostare il tuo nome a qualche evento o di ricevere richieste di co-organizzazione?

R – Accostare il mio nome va più che bene, io non organizzo niente e non lo farò mai! Se vogliono, li aiuto con il percorso, la parte tecnica, e fin qui va bene. Accontentare la gente è difficile. Trent’anni fa correvi libero, se trovavi una fontana ti lavavi la faccia e via. Oggi è tutto difficile, la gente si lamenta per ogni cosa. Pensa che in una gara ho sentito una persona lamentarsi perché l’acqua ai ristori lungo il percorso non era abbastanza fresca…ma va là!!!

D – Parlando di ultra trail: possiamo definirli eventi dove la “testa” conta tanto quanto il fisico?

R – Ho molti dubbi, nei miei incontri dico sempre che la testa conta il 20 percento, per il resto hai bisogno della “macchina”. Inutile pensare che “io vinco, io resisto”… ci sono tanti libri che parlano di questo. Quando ti alleni costruisci anche “la testa” e capisci nel tempo quanto puoi arrivare lontano, ecco tutto. In alcuni casi la freddezza ci vuole, capire quando tirare, quando mangiare, ecc, e quindi la testa ti serve per gestire “la macchina” per arrivare fino in fondo e non fondere il motore. Però la macchina ci vuole. Io dico sempre, quando sei in gara sei il pilota, il meccanico e la macchina: gestisci tutto tu.

D – Tempo fa hai fato una scelta ben precisa, di alimentazione e di vita: diventare vegetariano. Quanto ha influito questo sulla tua vita da atleta?

R – Io dico sempre che ci vorrebbero 2 sosia – uno vegetariano e uno carnivoro- per vedere effettivamente le differenze. Per ora finchè sono lucido rimango vegetariano. Quasi 33 anni da questa scelta. Mi sento come quelli che scrivono con la mancina, un po’ tagliati fuori, devi fare un po’ di zig zag nei menu dei ristoranti. La scelta l’hai fatta tu non sono gli altri che devono adattarsi a te, ma tu che devi adattarti. Io quando entro nei ristoranti dico sempre “scusate lo so che sono rompiscatole, voi fate da mangiare a centinaia di persone” e quindi cerco di mangiare quello che si può.

D – Quali consigli daresti, a livello nutrizionale e di allenamento, a chi si avvicina al trail running?

R – Fare tanti km a seconda degli obiettivi, allenamenti diversi se devi fare una gara a settimana oppure una gara molto lunga, ecc. Per la nutrizione…sei una macchina e hai bisogno di carburante, quindi….non capisco quelli che fanno i carichi di carboidrati –pasta in particolare- prima di una gara. Non è che il corpo abbia un magazzino in cui metterli ed utilizzarli di conseguenza. Al massimo tutte quelle sostanze o le vitamine, finiscono in fegato, reni ed urine. Non si può fare…vedo gente che prima di partire beve dalla borraccia delle grandi sorsate…..che fai, parti con la pancia piena e gonfia? Così non corri…

D – Qual è il tuo rapporto con la tecnologia?

R – Io non uso quasi niente, poi con la vecchiaia non ci vedo più da vicino e dovrei mettere gli occhiali (ride, n.d.r.). Mi ci vedi con gli occhiali mentre corro per guardare questi cosi? Già inciampo così, figuriamoci! Io dico che bisogna sempre vedere se il gioco vale la candela, se effettivamente questi mezzi sono utili o no. Io al massimo ho un orologio ed uno strumento per tenere traccia dei km e dei dislivelli e basta.

D – Quali saranno i tuoi prossimi impegni sicuri?

R  - Mah… qui le gare sono tutte annullate e se qualcuno le organizza con queste restrizioni non credo di voler partecipare. Con  queste regole preferisco stare a casa. Una gara deve essere divertimento e invece qui non puoi avere contatti con nessuno, arrivi e trovi –forse- la pizza da asporto, non vedi nessuno. Come si fa a correre su piccoli sentieri e  mantenere le distanze previste…boh!

D- Prevedi un anno sabatico quindi?

R – Si, sicuramente. Anzi, speriamo ne basti solo uno!

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